Il Nuovo Orto Botanico di Padova: una grande 'foglia che respira' In evidenza

 

Il Nuovo Orto Botanico di Padova: una grande 'foglia che respira'

Il Giardino della Biodiversità all'insegna di tecnologia e innovazione

È stato inaugurato lo scorso 15 settembre a Padova il Nuovo Orto Botanico, ampliamento - firmato dall'arch. Giorgio Strappazzon di VS associati - del più antico orto botanico universitario del mondo. 
Per rappresentare la grande biodiversità delle specie vegetali, il progetto si pone come una grande vetrina che illustra un’ideale sezione del globo, dall’equatore degradando verso i poli. Dalle condizioni più favorevoli per la vita con abbondante umidità e elevate temperature che fanno  crescere la foresta pluviale sino alle condizioni più estreme dove il freddo e la scarsa umidità rendono la vita quasi impossibile.  L'edificio, che ospita le nuove cinque serre, si presenta come un unico piano di vetro, lungo 100 metri e alto 18, grazie alla messa a punto di un nuovo sistema di fissaggio delle lastre che non prevede profili esterni. 
L’architettura, di forte impatto visivo, si posiziona in un contesto di altissimo valore storico, collegando visivamente il complesso di Santa Giustina e Sant'Antonio, e reinterpretando le regole compositive dell’impostazione cinquecentesca dell’antico Hortus cintus.  Il nuovo edificio si è guadagnato il soprannome di “Giardino delle meraviglie” non solo per la sua maestosa bellezza, ma anche per il grado di innovazione. Come spiega il progettista, è stato «concepito come una grande foglia che respira, che produce ossigeno, che si apre e si chiude per regolare la sua temperatura». Una app rileva e interpreta i valori di ossigenazione e temperatura delle piante e crea il clima corretto. «Un edificio a impatto zero sull'ambiente, che purifica l'aria e ottimizza le risorse» dato che forma, articolazione degli spazi e materiali sono ottimizzati per sfruttare al massimo l’apporto dell’energia solare, recuperare le acque piovane e garantire l’autosufficienza energetica e idrica. Anche l'inquinamento atmosferico è considerevolmente abbattuto da una nanotecnologia applicata sulle superfici interne ed esterne. I pannelli opachi sono rivestiti con un composto fotocatalitico che sfrutta i raggi ultravioletti per dar luogo a una reazione chimica (si stimano150 metri cubi per metro quadro ripuliti dagli agenti inquinanti ogni giorno).

http://www.ortobotanico.unipd.it/

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